La difficoltà di prendere una decisione.

Chi ricopre ruoli di responsabilità in un’azienda è chiamato ogni giorno a prendere decisioni che influenzano non solo il suo lavoro, ma hanno effetti anche su altri. Da quando ci svegliamo la mattina a quando andiamo a letto compiamo delle scelte, dovrebbe essere la cosa più semplice del mondo per noi eppure non è sempre così. Ci sono delle decisioni che prendiamo senza neppure pensare, altre che causano in noi uno stato di agitazione. 

Abbiamo due modalità per prendere delle decisioni, una è più impulsiva e richiede poco sforzo mentale, l’altra è invece più analitica, richiede più tempo e un maggiore sforzo. Sono due sistemi utili e assolutamente necessari per noi. 

Se analizzassimo con attenzione ogni decisione che prendiamo in una giornata non ci resterebbe tempo per fare altro, per questo la nostra mente nella modalità impulsiva ha a disposizione le euristiche, cioè dei processi che permettono di semplificare le decisioni. Questi processi sono molto utili per le scelte quotidiane semplici, come quando preferiamo bere il caffè piuttosto che il tè o prendiamo altre decisioni che non hanno grandi conseguenze. Possono però portare a degli errori quando vengono utilizzate per prendere decisioni complesse, quando dovremmo cioè utilizzare la modalità analitica, in particolare se queste scelte vengono compiute da manager o professionisti in ambito lavorativo e possono quindi avere conseguenze a lungo termine. Gli errori delle euristiche vengono chiamati bias cognitivi, il primo passo per evitare di incapparci è essere consapevoli che esistano.

Esistono dei sistemi per combattere le decisioni impulsive e lasciare che la nostra parte più analitica prenda il controllo. 

Uno dei bias più diffusi è il bias di conferma. Quando abbiamo un’intuizione cerchiamo delle conferme e solitamente le troviamo. Questo capita perché in realtà tendiamo a prestare attenzione solo ai dettagli che ci danno ragione, ignorando quelli che potrebbero contraddirci. Per superare questo bias è utile fare delle ipotesi opposte alla nostra, cercando quindi di contraddirsi così da comprendere meglio il problema. 

Un altro bias molto comune è quello dell’ancoraggio. Quando prendiamo una decisione tendiamo a prestare attenzione al contesto in cui la domanda ci viene posta, ma se questo cambia le decisioni prese sono diverse. In questo caso dobbiamo analizzare attentamente i dati che ci vengono forniti per renderci se sono davvero rilevanti per la nostra decisione o meno. 

 Il bias dell’ottimismo è un altro effetto a cui dobbiamo prestare attenzione. Quando formuliamo dei piani e prendiamo una decisione sulla base di questi, non sempre valutiamo il tempo reale che ci serve per realizzarli o gli imprevisti in cui potremmo incappare. Tendiamo a sovrastimare le nostre capacità di pianificazione. Un modo per aggirare questo bias è quello di dividere in azioni pratiche quello che bisogna fare, valutando il tempo adatto in tutti i casi. 

Questi sono solo alcuni esempi di bias che rischiamo di incontrare, ma quelli esistenti sono molti di più. 

Prendere decisioni comporta delle responsabilità non indifferenti, chi è chiamato a prenderle deve esserne consapevole, ma non deve lasciarsi spaventare da questo. Basta prestare attenzione al processo che ci porta a prenderlo, non cercare solo conferme, ma soprattutto le contraddizioni. Anche ascoltare l’opinione o il consiglio di qualcuno diverso da noi è utile, ci mostra un punto di vista diverso e fa emergere particolari a cui non avevamo precedentemente prestato attenzione. Il coach è una delle persone che può aiutare in questi casi, non sostituendo nelle decisione, ma aiutando a stimolare il processo di analisi. 

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