Marco Dalla Bernardina: “Noi giovani imprenditori abbiamo la delega al futuro del nostro Paese”

È stata una “gavetta dura” quella di Marco dalla Bernardina all’interno della società fondata dal nonno, poi guidata dal padre e dallo zio, la Dalla Bernardina Fratelli, attiva nel settore petrolifero, a cui si aggiungono le altre società del gruppo che operano nei settori alberghiero e vitivinicolo. Un passo alla volta, fino a diventare dirigente e protagonista, con le cugine e la sorella, di un inserimento generazionale destinato a diventare nei prossimi anni un vero e proprio passaggio.

Fin da ragazzino ha imparato a guadagnarsi quello che voleva. Anche il posto in azienda…
In estate facevo il benzinaio. Successivamente, part time, mentre studiavo, ho lavorato come impiegato in segreteria, fino ad entrare a tempo pieno. Ho fatto un bel po’ di gavetta. Intanto l’azienda, il cui core business allora era nei distributori di benzina, cresceva e diventava più strutturata anche dal punto di vista del personale. Mi è stato chiesto allora di prendere in mano la gestione delle risorse umane, imparando sul campo e con lo studio come svolgere al meglio questo mestiere.

Come è stato all’inizio e come è oggi il rapporto con suo padre?
Lavorare con lui mi ha aiutato a capire aspetti del suo carattere che, come figlio, non conoscevo. Ci siamo avvicinati molto abbiamo creato un rapporto nuovo, coinvolgendo ambiti e parti dei nostri caratteri che in un semplice rapporto padre-figlio probabilmente non sarebbero mai entrati in contatto.

Tanto che negli anni lui e il fratello Marcello le hanno affidato nuovi incarichi di responsabilità…
Nel 2008 c’era stato il passaggio dalla ex 626 alla nuova normativa sulla sicurezza sul lavoro. Noi, che operiamo in un settore molto delicato sotto questo punto di vista, abbiamo dovuto affrontare rapidamente e in modo corretto questo cambiamento. Me ne sono occupato io, diventando il referente della sicurezza e della salute dei dipendenti, gestendo quindi l’adeguamento dell’intera azienda.

Come sta avvenendo l’inserimento generazionale?
Oggi in azienda siamo presenti io, che dall’anno scorso ho assunto il ruolo di dirigente, mia sorella e le mie due cugine. Da qualche tempo ho iniziato a seguire la parte commerciale, di cui si è sempre occupato mio padre. Stiamo ragionando per un passaggio generazionale che avverrà per gradi, nei prossimi anni: dobbiamo fare i conti con un gruppo in crescita, che oggi conta oltre 60 dipendenti, e con un settore per noi fondamentale, quello petrolifero, in cambiamento. Nella diatriba tra elettrico e metano, noi abbiamo scommesso su quest’ultimo e in particolare sul metano liquido, che ormai può raggiungere ogni zona, è subito fruibile, ha impatto zero ed è più performante. Anche le aree di servizio vivranno una evoluzione, saranno sempre più complesse, lontano dalle aree residenziali ma in zone di passaggio.

In questa sua crescita all’interno dell’azienda è stato affiancato da Cassiopea. In che modo?
È un percorso continuo: Tiziana Recchia mi ha aiutato nell’analizzare in modo oggettivo chi sono, mettendomi davanti alle mie lacune nel ruolo che ho in azienda ma anche nelle attività istituzionali. Ho messo da parte paure e insicurezze, imparando a prevenire frustrazioni e attriti, acquisendo una visione più ampia delle dinamiche e degli equilibri in azienda, accelerando così la mia maturità professionale.

Nel dicembre scorso è stato nominato presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Verona. Perché questa scelta?
Ho vissuto per anni Confindustria dall’esterno dal momento che mio padre ne ha sempre fatto parte. Due anni fa sono entrato nel Comitato Piccola Industria come rappresentante del settore chimico e farmaceutico: un’ottima esperienza perché l’associazione mi ha dato molto, ho avuto la possibilità di crescere dando a mia volta il mio contributo. Del Gruppo Giovani faccio parte dal 2012 e, quando c’è stata la possibilità di candidarmi, ho fatto un passo avanti, contando sul supporto di tutta la mia famiglia: ci sono temi che mi stanno molto a cuore e sui quali è importante lavorare.

Ad esempio?
L’orientamento dei giovani, la necessità di avvicinarli al mondo delle imprese, di presentare loro il mestiere dell’imprenditore come un’opportunità per il futuro. È necessario poi lavorare sulla cultura aziendale. In un Paese nel quale fare i furbetti potrebbe sembrare un alibi, a causa della burocrazia e di istituzioni incapaci di prendere decisioni efficaci, noi imprenditori dobbiamo essere i primi a difendere l’etica e la legalità. I primi a non inciampare e a diffondere invece un certo tipo di cultura. Noi giovani abbiamo la delega al futuro di questo Paese, che va ricostruito su basi solide. Infine, bisogna lavorare sul passaggio generazionale e sul gender gap, una questione che non si risolve con le quote rosa: tutti gli imprenditori, uomini e donne, hanno gli stessi diritti e doveri.

 

A cura di Francesca Lorandi

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