“Tecnologie al servizio delle competenze”. Franco Marcati e lo sviluppo strategico di Omega

“Quando è nata Omega, vent’anni fa, eravamo in tre, due sedie e un tavolino da campeggio”. In quell’ufficio di quaranta metri quadri ci sono però rimasti poco Franco Marcati, oggi amministratore delegato del gruppo, e i suoi due soci, Michele Dittadi e Pierluigi Pizzo. Merito di un’intuizione giusta: alle spalle avevano tutti e tre una profondissima esperienza maturata nel mondo Ibm, dalla quale partire per dare vita a un’azienda dove creare strategie all’avanguardia, focalizzandosi nella semplificazione dell’organizzazione gestionale d’impresa. Oggi l’azienda, che ha la sede a Quarto d’Altino, nel Veneziano, conta 120 dipendenti, quattro aggregazioni portate a termine nell’ultimo anno e mezzo e un fatturato che nel 2019 supererà i 23 milioni. Ben oltre le aspettative. Merito di una organizzazione interna che vede i tre soci lasciare sempre più spazio a un gruppo di manager cresciuti internamente e diventati oggi i nuovi imprenditori. Ma merito anche della capacità che i fondatori hanno sempre mostrato nel valorizzare la componente umana, anche in una realtà che ha il suo focus nella tecnologia. “Ma le soluzioni sono fatte dalle persone, le tecnologie supportano le competenze”, sottolinea Marcati.

Due sedie e un tavolino.  Il trasferimento in un ufficio più grande è stato rapido…
Il nostro obiettivo era quello di creare software gestionali di competenza. Il periodo era fortunato: il Millennium Bug era alle porte, le aziende dovevano aggiornarsi. E da lì a poco ci sarebbe stato il passaggio dalla Lira all’Euro: un’altra rivoluzione che comportava una revisione dei software a disposizione delle aziende. Fin dall’inizio la crescita fu esponenziale, perché eravamo in grado di rispondere con i nostri prodotti ( Agilis , Agilis DDMRP, Agilis Mes, ecc ) a una richiesta sempre maggiore da parte del mercato: avere soluzioni su misura.  Soluzioni intese non solo come prodotti ma anche come servizi: nel tempo ci siamo specializzati nel dare risposte anche per i software dei nostri competitor, colmando così le loro lacune.

Vent’anni e una grossa crisi in mezzo. Come sono cambiati i clienti nel tempo?
Alla fine degli anni Novanta lavoravamo principalmente con le piccole aziende: quelle con dieci posti di lavoro per noi erano realtà importanti. In questi anni siamo cresciuti noi, ma pure il mercato a cui ci rivolgiamo è cambiato: i nostri prodotti ora sono pensati per imprese organizzate a strutturate, quelle che di fatto sono riuscite a superare la crisi. E ci interfacciamo con persone competenti e preparate sia sulla parte gestionale che informatica.

Anche Omega si è “attrezzata” assumendo professionisti qualificati?
Solo nell’ultimo anno sono state fatte venti assunzioni. Ma è difficile trovare persone preparate: la scuola in Italia forma dal punto di vista accademico, non professionale. Significa che quando questi giovani terminano il percorso scolastico, hanno bisogno di altra formazione in azienda: da noi questa fase dura mediamente un anno. Questo perché i nostri collaboratori sono altamente qualificati, in linea con le proposte che facciamo.

La formazione in Omega riguarda da tempo anche un altro gruppo di collaboratori, diventati i nuovi manager nonché soci dell’azienda. È una strategia lungimirante nata per assicurare il futuro di Omega…
Quando l’azienda è nata io e i miei due soci ci siamo ritagliato ruoli ben precisi: ambiti nei quali ci siamo specializzati assumendoci le responsabilità. La stessa modalità abbiamo voluto applicarla creando una “fascia intermedia” con un gruppo di collaboratori che sono cresciuti con noi e sono stati coinvolti nelle diverse strutture dell’azienda, con ruoli specifici, ciascuno con le proprie responsabilità. Sono stati creati quindi dei gruppi di lavoro gestiti da questi “teamleader” con un confronto orizzontale tra loro e con noi.

Vi siete fatti accompagnare in questo percorso?
Sì, la collaborazione di Tiziana Recchia e dello staff di Cassiopea è stata fondamentale: ci ha dato gli strumenti per fare il salto di qualità, per crescere non solo come numeri ma anche come dirigenti e manager dell’azienda. Ci ha permesso di staccarci dall’operatività delegando ad altri, innalzando il nostro pensiero per concentrarlo su una strategia lungimirante. È stato insomma un apporto determinante. La struttura orizzontale che si è creata non prevede gerarchia ma permette invece una più facile aggregazione di competenze. Inoltre, proprio la diversificazione delle responsabilità, garantisce la riduzione del rischio d’impresa, e quindi la continuità.

Barbara Barbirato è un esempio di come questa strategia stia funzionando.
Lei è entrata in azienda a 19 anni come centralinista. È passata poi all’amministrazione e alla gestione della contabilità riuscendo nel frattempo anche a laurearsi. Oggi ha delegato i compiti più operativi alle “seconde linee” che stiamo formando, è diventata socia nonché presidente del Cda di Omega Gruppo.

“Gruppo”, perché nel frattempo l’azienda è cresciuta?
Un anno e mezzo fa abbiamo avviato un processo di aggregazioni con l’obiettivo di strutturare la nostra presenza sul territorio, ampliando le competenze e offrendo alle aziende clienti un servizio ancora più completo. Siamo entrati in partecipazione societaria  della bresciana Master House Srl, specializzata in AS400, di 4 Consulting Srl, azienda padovana specializzata in Microsoft Dynamics NAV 365, e poi affiliato la Computer Sistemi di Fano, la milanese Consea Srle la veneziana Softage Srl.

E l’ingresso di Omega nel mondo del calcio?
È una strategia che ci permette di dare visibilità al brand e avere poi un ritorno immediato. Siamo diventati quindi sponsor della Spal in serie A e abbiamo acquisito quote significative del Pordenone Calcio, che è in serie B: con questa ultima operazione in particolare vogliamo dare ai nostri clienti, oltre a software e servizi, anche la possibilità di entrare in un network di relazioni interessanti per il business.

I risultati ci sono?
Nel 2018 avevamo aggregato un fatturato di 10 milioni con l’obiettivo di raddoppiare nel triennio. Ma già nel 2019 prevediamo di chiudere con 23,5 milioni, grazie a una strategia che in un solo anno ci ha permesso di lavorare sull’innovazione del prodotto, creare nuove aggregazioni,  migliorando anche la visibilità dell’azienda. Ci stiamo trasformando da azienda di prodotto a azienda di servizi, che è quanto chiede sempre più il mercato.

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