Silvia Nicolis incontra Cassiopea

Lˈevoluzione dellˈimprenditrice, dal lascito del padre alla giunta della Camera di Commercio

Entusiasmo ed energia per ripartire e cancellare dal vocabolario la crisi, un concetto che rischia di diventare un paravento per la nostra pigrizia e per non cogliere le opportunità.

La metamorfosi del museo: da mostra di auto dˈepoca a simbolo della mission dellˈazienda di famiglia e polo di attrazione per la business community. E da qui il nuovo impegno in un mondo come quello del turismo, affascinante ma ancora da nutrire di esperienza e cultura.

Il Museo Nicolis sta ottenendo sempre più successo e anche lei sta sviluppando nuove esperienze come imprenditrice e rappresentante del turismo e dellˈeconomia locale. Ma chi è davvero oggi Silvia Nicolis?
“Sono convinta che ogni persona sia in continuo divenire, e non ci debba essere un vero e proprio punto di arrivo. Io comunque mi considero sempre allˈanno zero, perché preferisco continuare a ricercare nuovi stimoli ed esperienze, voglio darmi sempre nuovi traguardi e imparare qualcosa da ogni sfida. Detto questo, non sarei del tutto sincera se non ammettessi di avere raggiunto molti degli obiettivi concreti che mi sono posta negli ultimi anni”.

Vuole farci qualche esempio delle mete che ha raggiunto finora?
“Mi ero riproposta di consolidare il Museo Nicolis non solo come esposizione di auto storiche e oggetti del passato, ma anche come impresa a tutto tondo. Volevo che fosse la testimonianza dellˈingegno dellˈuomo ma anche della lunga tradizione industriale espressa dal gruppo Lamacart, e sono felice che questa continuità oggi stia sempre più emergendo. Lˈazienda è leader europeo nel recupero e lavorazione della carta da macero, e proprio concetti come la raccolta e il riutilizzo hanno animato il lavoro di mio padre Luciano così come lo hanno spinto a creare il museo”.

E questa è solo una parte delle sue attività, anche se la più importante. Cˈè il turismo…
“Lˈinteresse per il turismo è nato con lˈobiettivo di creare un legame tra il museo e altre strutture del territorio, per migliorare la visibilità e la competitività di tutti. Infatti credo che il turismo in una zona ad alta vocazione come Verona non possa essere rappresentata solo da alberghi, ristoranti e dalla ricettività tradizionale, ma da un sistema completo che va dai fornitori ai servizi, dalla cultura al tempo libero. Una vera e propria industria del turismo che ha bisogno di un progetto e di un indotto per creare una filiera efficiente, favorita anche dallo sviluppo della rete”.

E il museo può essere parte di questo network? Chi ne può fare parte?
“Gli unici limiti sono la fantasia degli operatori e la loro disponibilità a usare anche nuovi modelli di business, come i contratti di rete. La risposta può essere una collaborazione che riunisca imprese e strutture di successo anche non turistiche in senso tradizionale. Per esempio Verona Garda Bike o il Gruppo Italiano Vini, lˈoleificio Turri, Europlan e Park Hotel e naturalmente il Museo Nicolis. Noi avevamo già avuto esperienze negli anni scorsi, ma per mancanza di competenze e professionalità ci si fermava allo stadio del progetto, senza mai concretizzare”.

E ora invece è possibile un approccio innovativo, un diverso modello di turismo?
“Sì, a patto di non richiudersi nelle abitudini e avere il coraggio di proporre e incentivare nuove iniziative e non andare a rimorchio delle mode. Da qualche tempo, per esempio, qui al museo noi ospitiamo la produzione di videoclip musicali, come uno degli ultimi successi di Mario Biondi: sono occasioni per promuovere insieme le strutture e il territorio. Con molto impegno ed entusiasmo ho anche sviluppato una nuova funzione del museo come centro congressi per eventi e convegni. Ci siamo aperti alla business community perché riusciamo a offrire servizi di qualità allˈinterno di una location unica. Funziona: ma bisogna mettersi in gioco ogni giorno con formazione e sacrificio”.

Il turismo è fatto di servizio, di accoglienza: chiunque può intraprendere questa professione?
“Secondo me i veri punti di forza sono la semplicità e le relazioni umane. Bisogna saper ascoltare e soddisfare i bisogni delle persone e dei clienti. Occorre fare un passo indietro per ripristinare …le buone maniere, lˈessenza e il contenuto rispetto alle chiacchiere che poi restano lì e non portano a niente. Non mi piacciono quelli sempre pronti a criticare ma non a mettersi a disposizione in prima persona per la propria comunità. E il turismo deve ancora fare un salto culturale in questo senso: ci manca la cultura dellˈospitalità e della comunicazione. Dobbiamo andare oltre abitudini e confini: è importante far conoscere il proprio territorio nel mondo, e non lo si può fare da soli”.

Per questo, oltre ai numerosi incarichi in Confindustria, ha accettato di impegnarsi in Camera di Commercio, entrando in giunta?
“Ho scelto molto volentieri di mettermi a disposizione di questo progetto per lˈeconomia locale. La considero la naturale evoluzione della mia attività professionale e la conseguenza di tutto quello che ho imparato fin qui. La nomina di persone giovani e professionali è soprattutto un segnale per il territorio che qualcosa sta cambiando in concreto nel modello di sistema. Come se le chiacchiere stessero lasciando il posto alla realtà e si potesse cominciare a fare qualcosa sul serio”.

E sul piano personale questo cosa comporta?
“Per me è sempre molto importante potermi confrontare e mettere alla prova a contatto diretto con imprenditori che operano quotidianamente nel mio stesso contesto. Non vorrei essere troppo dura, ma preferisco lavorare con chi ha voglia di crescere e ha a cuore lo sviluppo del territorio, che va rivitalizzato per rilanciare lˈeconomia, e non con chi ha tempo da perdere… Finalmente sta diventando chiaro che se Verona riparte ci sono opportunità per tutti, un beneficio che diffonderà a tutto il sistema e i settori. La Camera di commercio, col suo ruolo di promozione e valorizzazione del territorio, è il luogo più adatto per sviluppare un atteggiamento attivo e ottimista”.

Vedere il lato positivo delle cose aiuta anche a buttarsi la crisi finalmente dietro le spalle…
“Non cˈè dubbio. Io sto scoprendo sempre più quanto conti lˈenergia delle persone, perché tornare a splendere dipende da noi, nasce da noi. Mi auguro che la gente abbia ormai capito che non è più crisi, si tratta di adattarsi a vivere e muoversi in un mondo che è cambiato. La verità è che quello che facevamo prima non va più bene. Lo dico con una battuta: lˈera del weekend lungo è finita, se vogliamo ripartire bisogna internazionalizzare, crescere, lavorare anche sette giorni su sette”.

Un concetto rivoluzionario…
“Ammettiamolo pure, ma io lo considero insieme rivoluzionario e tradizionale, anzi antico: penso a quanto bene ci farebbe recuperare lˈentusiasmo, la voglia di correre verso il traguardo per poterlo superare. Temo che lo spauracchio della crisi sia ormai un paravento per la nostra pigrizia, una scusa per non vedere e cogliere le opportunità. Occasioni che ti arrivano già pronte, intendiamoci: te le devi creare, devi andar loro incontro. E rinunciare, dire dei no, pur di inseguire una visione di qualità e passione. Concentriamoci sulle priorità e su quello che conta davvero, e ci arriveremo”.

Stefano Tenedini

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