Passaggio generazionale: in cammino verso il futuro

Il tessuto economico del nostro Paese è formato al 70% da piccole e medie imprese a gestione familiare. Di queste, il 25% è guidata da un capo che ha superato i settant’anni. Ciò significa che circa 1 impresa su 5 nel prossimo quinquennio dovrà affrontare un passaggio generazionale. I dati ci dicono, però, che solo il 25% delle imprese sopravvivealla seconda generazione, percentuale che scende al 15% con la terza generazione.

Il passaggio generazionale è un processo molto delicato perché non modifica solo le dinamiche professionali, ma coinvolge anche e soprattutto quelle familiari. È un vero e proprio cammino per far sì che le imprese di famiglia ne escano rafforzate.

Il primo criterio che andrebbe valutato quando ci si trova in questo momento delicato è a mio parere la meritocrazia.

 

Imprenditori non si nasce e soprattutto non lo si può mai diventare solo per il fatto di essere figli di imprenditori.

 

Le competenze che un buon capo deve possedere possono essere guadagnate solo lavorando con umiltà e dedizione. Ed è altresì necessario rendersi conto che gli studi e la preparazione universitaria da soli non sono sufficienti per diventare buoni imprenditori.

Al genitore spetta il compito di valutare e comprendere se il figlio ha le caratteristiche giuste per prendere in mano le redini dell’azienda. Nel caso in cui non lo ritenesse adatto, deve avere il coraggio di vendere l’azienda o affidarla alla gestione di manager più qualificati. Nel caso in cui il figlio sia invece un buon candidato per la gestione dell’azienda, occorre che il passaggio generazionale non sia traumatico e improvviso, ma venga pianificato, verificato e condiviso nel dettaglio. Diventare dei buoni leader è un processo che può durare anche anni.

Durante il passaggio di consegne è necessario dare un supporto e una guida sia al padre che al figlio. Partendo da un lavoro sulle dinamiche relazionali, non è da trascurare l’impatto che questi cambiamenti possono avere a livello familiare non solo tra padre e figlio, ma anche sull’equilibrio esistente tra gli altri componenti della famiglia. Lo scopo è quello di mantenere dei rapporti familiari sereni e trasparenti, aperti e autentici.

 

È necessario anche tener presente che non possiamo sperare in risultati immediati, in quanto il processo deve essere progressivo e costante.

 

Solo così il figlio potrà davvero acquisire le numerose capacità imprenditoriali e manageriali necessarie per occupare questo ruolo.

Un lavoro importante è quello sul rapporto con il proprio potere per entrambe le parti in causa. Bisogna superare la paura del confronto e acquisire maggiore consapevolezza della propria identità professionale. È soprattutto necessario comprendere ed esaltare le proprie diversità, farle diventare prima di tutto una risorsa per lo sviluppo e l’innovazione dell’azienda e non un ostacolo.

Prendendo in considerazione tutto questo è possibile fare la differenza tra un passaggio generazionale fallimentare e uno di successo. È necessario però prima di tutto valutare con oggettività la realtà e agire di conseguenza. Solo così si vive il passaggio come un cammino verso il futuro, che trasferisce conoscenze e valori da una parte e tutela le nuove idee dall’altra.

Tiziana Recchia
24/01/2019 • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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